Dopo l’arresto in Pakistan della madre di Saman Abbas, Nazia Shaheen, è stata catturata dopo una lunga latitanza. La donna è stata rintracciata oggi in un villaggio ai confini con il Kashmir, in Pakistan, dove si era rifugiata insieme al marito dopo l’omicidio della loro figlia diciottenne, Saman Abbas.
Shaheen, 51 anni, è stata condannata all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Reggio Emilia lo scorso dicembre, anche se era ancora in fuga. Secondo il giudice Valerio de Gioia, consigliere della Corte d’Appello di Roma, ora si terrà un’udienza in Pakistan durante la quale le verranno lette le accuse e i motivi per il suo arresto, prima di essere estradata in Italia.
Il giudice de Gioia ha spiegato che la procedura di estradizione sarà gestita dai Ministeri, con il Ministro della Giustizia italiano che si rivolgerà alle autorità competenti del Pakistan. Una volta in Italia, la questione passerà all’Autorità Giudiziaria.
Shaheen era oggetto di un mandato di cattura internazionale emesso dalla ministra Cartabia, che chiedeva al Pakistan di collaborare per riportare entrambi i genitori di Saman in Italia. Mentre il marito è stato arrestato e giudicato in Italia, ora tocca alla moglie affrontare le conseguenze della sua latitanza.
Secondo la sentenza della Corte d’Assise, sembra che Shaheen sia stata l’autrice materiale dell’omicidio di Saman, strangolandola. Durante l’udienza in Pakistan non verrà valutata la sua colpevolezza, ma la presenza di prove a suo carico e l’assenza di elementi che la scagionino.
La richiesta di estradizione è necessaria quando una persona ha commesso un crimine grave in un Paese diverso da quello in cui si trova attualmente. La procedura potrebbe richiedere del tempo, ma una volta in Italia, Shaheen sarà rinchiusa in carcere in base alla custodia cautelare emessa per il mandato di cattura internazionale.